Sono usciti i certificati. Dai cassetti, dalle carte che per mesi non ho avuto la forza di mettere in ordine, dalle borse. Sei in tutto, anche se erano di più. Qualcuno si è perso per strada.
Così l’anno che è stato rigurgita sui numeri messi in fila dei giorni accuratamente rimossi.
A che gioco giochiamo, quando chiediamo i numeri dei non vaccinati di una categoria di lavoratori che è stata tra le prime ad essere vaccinata (percentuali almeno della prima dose: 85 %). A che gioco giochiamo, quando ventiliamo di stilare elenchi di non vaccinati modello liste di proscrizione sovrapponendo in quello che affermiamo la mancanza (presunta) a una volontà degli stessi di non sottoporsi.
L’ultimo cucchiaio della marmellata che mi hai regalato. Faccio colazione pensando a quando arriverà – perché: arriverà. Allora mangio il pane quasi con foga, tra impaurimento e stanchezza.
Contratti di tre mesi uno due poi rinnovo magari sospendo non si preoccupi prof comunque in prova può essere che dopo comunque nel frattempo. Turni di due di tre poi si cambia ma forse la giornata però a sei ore vediamo otto ore e poi le notti se mi chiedono vuoi mettere a quanto le pagano le notti in fondo è soltanto da stare svegli le notti – o no. I permessi per continuare a frequentare?
A un certo punto passerà. Ripenseremo all’indietro. Ci saranno cose che dimenticheremo, altre che ci avranno segnato. Se mi chiederanno: quale è stata la cosa più eccezionale, dirò – L’adattamento.
Noi siamo quelli che non esistono. Non abbiamo genitori che minaccino il pandemonio. Non abbiamo numeri per fare la differenza. Non siamo nemmeno un immaginario, al massimo facciamo un titolo esotico sui giornali qualche volta, o uno sberleffo nella bocca di un ministro.