Posts Tagged ‘romanzo giallo’

Abissi e segreti. “La stazione” di Jacopo De Michelis

Ha buon gioco, Marguerite Yourcenar, quando dice che i fantasmi sono invisibili perché li portiamo in noi.
Ritirati nella periferia della nostra percezione, abbandonato il territorio dell’orrorifico esplicito in favore di un inquietante pervasivo, i fantasmi oggi muovono turbamenti singoli e sensi di colpa collettivi, perturbano la sensazione dei luoghi, emergono da memorie rimosse. E riescono lì dove sono sempre riusciti: agitano l’aria e inducono a correre attraverso gli spazi – anche quando questi siano quelli delle pagine scritte.

Che il loro dispositivo funzioni benissimo anche in contesti in cui il rumore della vita è alto e rimbomba senza sosta lo racconta il debutto narrativo di Jacopo De Michelis, che per Giunti pubblica La stazione, romanzo d’esordio che è, insieme, thriller, storia d’amore e di vendetta, racconto di formazione e d’ambiente, narrazione avventurosa e immaginifica, discesa agli inferi, affresco sociale, lacerto di storia contemporanea.  

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Caparros. Todo por la patria?

C’è una parola precisa per indicare, nel gergo del tango, quel personaggio che ha più velleità che lavoro, più illusioni che prospettive, più inerzia che reazione: quel termine è atorrante. Il nome di chi, nonostante gli sforzi, non ce l’ha fatta, e si ritrova a penare da immigrato il proprio destino: l’epiteto che circoscrive un crinale di povertà facilissimo da imboccare per masse inurbate, che campano da perdigiorno, ostaggio di crisi ogni due per tre, senza un grande futuro davanti.

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I giorni del giudizio: Simi e l’arte del dubbio.

Nulla è mai soltanto ciò che appare.

Se c’è un monito che scorre sottotraccia lungo le pagine dell’ultimo romanzo di Giampaolo Simi è proprio questo: un invito all’esitazione. Niente come cedere alle lusinghe dell’apparenza può in effetti rivelarsi tanto ingannevole in un momento storico come questo, in cui la manipolazione del reale e la rappresentazione pubblica del privato sono i canali comunicativi di una società affetta da ansia di semplificazione.

E questo risulta chiaro da subito: perché I giorni del giudizio (Sellerio) – che in esordio, prima ancora del prologo, trascina i suoi lettori dentro il perimetro di un duplice omicidio – sotto le sembianze di un romanzo giallo è anche una riflessione indotta sulla difficoltà di capire davvero ciò che ci accade intorno, ciò che siamo, e persino (e soprattutto) ciò che vediamo.    

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