C’era – una volta – la scuola serale.

La fabbrica prende, la fabbrica dà.

Contratti di tre mesi uno due poi rinnovo magari sospendo non si preoccupi prof comunque in prova può essere che dopo comunque nel frattempo.
Turni di due di tre poi si cambia ma forse la giornata però a sei ore vediamo otto ore e poi le notti se mi chiedono vuoi mettere a quanto le pagano le notti in fondo è soltanto da stare svegli le notti – o no.
I permessi per continuare a frequentare?


Può darsi.
Dipende dal capo.
Hanno detto che.
È probabile.
Però.
Appena arrivati.
È difficile.
Non saprei se.
Proverò a chiedere.
Pare proprio di no.
Non mi fido.
Dopo cosa pensano.

Di tutti gli sfasci di questo anno scolastico c’è pure la faccia di quelli che perdi, maciullati di rinnovo in rinnovo, e che non si accorgono nemmeno di quello che stanno perdendo perché sono presi a correre dietro, obbedienti zelanti e pieni di anelito, a quello che pensano potrebbero perdersi – mentre qualcosa di ben più grande hanno già perduto.
Non ce la si fa.
In questo gioco la scuola non ce la può fare.
Mai.

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