A che gioco giochiamo.

A che gioco giochiamo, quando chiediamo i numeri dei non vaccinati di una categoria di lavoratori che è stata tra le prime ad essere vaccinata (percentuali almeno della prima dose: 85 %).
A che gioco giochiamo, quando ventiliamo di stilare elenchi di non vaccinati modello liste di proscrizione sovrapponendo in quello che affermiamo la mancanza (presunta) a una volontà degli stessi di non sottoporsi.


A che gioco giochiamo, quando prefiguriamo un sistema di sanzioni a priori come se i nostri interlocutori fossero di default tendenti a infischiarsene, a cercare di farla franca, a fregare lo Stato – e in ogni caso tali da dover essere inquadrati e sistemati per bene.
A che gioco giochiamo, quando tralasciamo che esiste (e lo sappiamo) una elevata fragilità in questa categoria, ma i dati li secretiamo perchè la correlazione esplicitata tra stress e malattie significherebbe dover rivedere non dico la considerazione, ma sicuro la protezione.
A che gioco giochiamo, quando dopo due anni, lasciamo quella categoria nelle precise identiche condizioni del prima-di: con classi stipate, scodellate nelle aule dopo viaggi in treno e in corriera che manco i carri bestiame.
A che gioco giochiamo, quando, per affrontare i prossimi nove mesi al cospetto di concrezioni motorie di teste spaccate sbarellate vax no vax figlie di nipoti di impanicate rabbiose incasinate indebolite tutte comunque in varia misura a-socializzate, diamo come dispositivo ad uso della categoria di cui sopra i seguenti presídi: aprire le finestre anche con condizioni meteo avverse.

A che gioco voi – Ministri, Presidenti, Commissari – state giocando?

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