e fui segnalata al Calvino!!

…e con gioia, gaudio, giubilo. Anzi, va, esageriamo: Gioia, Gaudio, Giubilo.
Direttamente dal Comitato di Lettura del Premio Calvino (oltre 600 manoscritti, la più popolosa edizione dalla fondazione ad oggi), la segnalazione, insieme a una ventina di opere, per “Quello che verrà”.

Oggi è un giorno felice.

E per me vuol dire un sacco di cose.

Benzina. Mica per darmi fuoco, eh. Benzina per mandare avanti i motori: che a stare quassù, tra le Terre Alte, due ore e venti di treno cambio obbligatorio per arrivare ai primi baluardi di civiltà, un freddo mostro tutto l’anno seguito da piogge pluviali da far venire la nevrosi, si sta presto a deprimersi (o a pensare che quasi quasi meglio un giro di spritz, o uccidersi il tempo sospirando su yoox… In fondo, che scrivi a fare?) .
Orgoglio (sì, va: per oggi la ruota posso farla, vada alle ortiche anche quel cavolo di SuperIo).
Perché io, nella scuola che cambia la vita, ci credo. E un libro fatto di vite vere, che cambiano il loro destino grazie (anche, ma, a volte, soprattutto) alla scuola, è una bella sfida. Coi tempi che corrono, a dire che conta più il percorso che il risultato, si dura fatica a farsi credere. E la parola “inclusione” pare essere stata  bannata in un amen da tutti i processi formativi degli ultimi tre-quattro anni (peraltro, anche “didattica” è pronta a passare a miglior vita).

Gratitudine. Se Giulio non avesse preso quel treno. Se la Bottega di narrazione non ci fosse stata. Se non avessi fatto quella presentazione. Se non avessi incontrato Claudia, Elianda, Cristiana, Roberta, Giorgio, Michele,  Francesco, e tutti i cervelli con cui ho passato ore, e ore, e ore (che lo Spazio Melampo poteva  essere Milano, o Calcutta, o Buenos Aires: chi se n’accorgeva, dopo la cura Mozzi-Dadati?). Se con Valentina e Giulio, da un traghetto Hydra-Neapolis, non ci si fosse detto che: no, non si sbaracca nulla. La pelle non si vende. Soprattutto se ti sta ancora attaccata addosso, e credi nella sua bastante, pesantissima, coraggiosa verità. Se Vibrisse non mi avesse ospitata.
Ecco: se tutto questo non fosse stato, “Quello che verrà” col piffero che sarebbe stato letto al Calvino.

Cocciutaggine. Che vuol dire: andare avanti. Insistere.
Sempre.

 

 

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