Camminano sul crinale dell’immaginario, per di più in salita, e con il vento contro delle mode letterarie che non si sono fatte tanto scrupolo, a occhio e croce da mezzo secolo, a metterle in un cantone.
Sono le scritture del fantastico: territorio di frontiera, mai rassicuranti, perennemente in bilico tra ciò che appare come reale e la convinta, segreta coscienza che non tutto quello che appare è, unidirezionalmente, vero.
A questo universo di riferimento si rivolge l’opera letteraria di Laura Pariani e di Nicola Fantini, autori che intrattengono – anche quando scrivono insieme – un singolarissimo rapporto di vicinanza con i mondi narrativi del possibile; così è in Nostra Signora degli Scorpioni, per esempio, come anche in Arrivederci, signor Čajkovskij : romanzi pervasi dall’inquietudine del tempo e dalla persistenza che le memorie antiche hanno calcato sui luoghi in cui le vicende sono narrate.
Ogni luogo ha la sua storia, per lo più fatta dalle persone che l’hanno abitato o in cui hanno trascorso la loro vita. A volte questi eventi sembrano persistere nell’aria per farsi intendere da qualcuno che vorrà raccontarli, e credo che il lavoro di ogni scrittore in fondo consista proprio nel recuperarli e diffonderli. Nel momento in cui li scopriamo o ne diveniamo in qualche modo depositari, diventa una sorta di atto dovuto metterne a parte il nostro prossimo
E certo quel Lago d’Orta, a lungo visitato dagli appassionati (e spesso illustri) cervelli devoti ai fastosi consigli del Grand Tour italiano, sembra fatto apposta per invischiare e confondere i sensi anche al visitatore più distratto: nelle due guide letterarie che Laura Pariani e Nicola Fantini hanno dedicato all’isola di San Giulio e alla cittadella il paesaggio diventa una perfetta quinta in cui si mescolano le tracce delle percezioni raccolte (e raccontate) da Piero Chiara, Guido Ceronetti, Alexandre Dumas, Mario Soldati, Gianni Rodari, Laura Mancinelli, e molti altri. E in tutti – in tutti – il tempo pare avere dei tremori, quasi un fremito.
È a quel fremito che guarda “Raccontare il fantastico”: un corso per spingersi lì dove l’intuizione di qualcosa d’altro diventa l’irruzione di altro nella dimensione del reale.
Percezioni che divergono, coincidenze, rallentamenti e accelerazioni del tempo, sussulti, esperienze non logicamente spiegabili, déjà-vu: un percorso nell’anomalia attraverso la voce di chi ne ha fatto materia di narrazione.
Dopo “Fantasmi d’amore e d’altro“, un nuovo percorso speciale per chi, pur in tempi di tecnologia, economia, pragmatismo e funzionalità, “non ha paura del fantastico, sapendo che la sua verità è una sfida, e persino una minaccia, a tutto ciò che nel quotidiano trantran è fasullo, inutile e volgare”.
Il corso, a distanza, prevede dodici ore d’aula in tutto, a cadenza settimanale: con letture, analisi, esercizi di immaginario, scrittura.
Tutte le informazioni si trovano qui.
Per chi si iscrive entro il 15 febbraio c’è questo:
Per curiosare a distanza nel corso precedente, qui un articolo di Gregorio Carraro per Cultweek.
E qui, invece, una mia intervista a Laura Pariani e Nicola Fantini su Scrittori a domicilio.