Esistono molti modi per cancellare una presenza ingombrante.
Il primo è ridimensionarne l’importanza; il secondo sottolinearne la poca affidabilità; il terzo raccontarla sempre all’ombra di qualcun altro; il quarto sbeffeggiarla e confinarla tra le bizzarrie, o gli errori; il quinto evidenziarne le scelte che amplificano la sua incongruenza rispetto a ciò che la norma attende; il sesto ricordarla (quando ancora non se n’è dipartita) come una parentesi di esagerazione (o di esagitazione) animando nei suoi confronti la pietà, o il ribrezzo – in ogni caso: il confino.
Fatto tutto questo, la memoria è pronta per essere lentamente soffocata, offuscata, ridotta al silenzio dentro il lacciuolo della cancellazione oculata e assertiva.