Prima di Lost.
Prima che J.J. Abrams, il suo regista, si facesse venire l’idea di un libro che dovesse essere letto in verticale, oltre che in orizzontale – ovvero come una stratigrafia di interpolazioni, e che Doug Dorst diventasse la penna di questa idea, dando materialmente corpo a S. La nave di Teseo.
Prima perfino di quel caso clamoroso che è stato Casa di foglie di Mark Z. Danielewski.
Prima che prendesse consistenza, insomma, quella cosa che viene chiamata letteratura ergodica, ovvero l’esperimento di un romanzo concepito come sfondamento dell’unidirezionalità dell’atto della lettura, che costringe il lettore a interagire con bigliettini, finti documenti, resoconti a mano, ritagli di giornale, perfino tovaglioli da bar scarabocchiati “al volo” e inseriti ad arte tra le pagine: ecco, più di vent’anni prima, tutto questo era già accaduto.